Dalla gamification alla "contentification"
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Oggi parliamo di videogiochi o, meglio, di gamification.
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Octalysis Framework, quando la gamification incontra il content
In un’era in cui la richiesta imperante è il coinvolgimento è sempre più rilevante comprendere come portare gli utenti a relazionarsi con noi, possibilmente in modo continuo o, quantomeno, ripetibile.
Una necessità che diventa ancora più centrale se valutata con la crescente obbligatorietà del supporto media e , quindi, di budget. L’engagement diventa infatti non una risposta, ma un tentativo di differenziare/limitare tutto questo. Ma come spesso accade la difficoltà non sta nella nella comprensione della finalità, quanto nella strategia che permette di rendere questa reale.
Non a caso sentiamo parlare così spesso di loyalty, advocacy, gamification. Soprattutto quest’ultima è uno degli “strumenti” di maggior respiro per, sfruttando le dinamiche del gioco, ma soprattutto dell'esperienza utente “aumentata”, coinvolgere gli utenti in un vero flusso esperienziale che vede il brand al centro.
Una “ludicizzazione” non nuova certo, che proprio come le finalità è spesso facile da scrivere nei progetti, meno renderla qualcosa di fruibile. Perché il passaggio stesso non è ovvio: da giochi che imitano la vita reale a esperienze che imitano i giochi (o i suoi meccanismi). Ma la base condivisa (e funzionale) è ben altra: lo sfruttamento del comportamento “attivo” delle persone derivante dalla spinta a fargli compiere azioni.
Proprio per questo la gamification è diventata mezzo funzionale anche lato content, permettendo infatti di guidare un interesse attivo verso il messaggio da comunicare. Dunque essa è un mezzo per veicolare efficacemente le varie informazioni, focalizzando l’attenzione dell’utente verso la campagna di comunicazione e, quindi, il brand.
Tra i tanti framework connessi alla gamification ce n’è uno che più degli altri offre spunti rilevanti per la content strategy: l'Octalysis Framework.
Cos'è l'Octalysis Framework?
L'Octalysis Framework è un modello di gamification sviluppato da Yu-kai Chou, esperto di gamification e design di esperienze utente. Questo framework si basa su otto core drives motivazionali che influenzano il comportamento umano e che quindi se applicati correttamente risultano centrali anche lato content e, soprattutto, conversione.
Epic Meaning & Calling (Significato Epico e Chiamata): La necessità di essere parte di qualcosa di più grande di noi stessi.
Development & Accomplishment (Sviluppo e Realizzazione): Il desiderio di crescere, migliorare e raggiungere obiettivi.
Empowerment of Creativity & Feedback (Potenziamento della Creatività e Feedback): La gioia di creare qualcosa di nuovo e di ricevere feedback su di esso.
Ownership & Possession (Proprietà e Possesso): Il desiderio di possedere qualcosa e di avere il controllo su di esso.
Social Influence & Relatedness (Influenza Sociale e Relazione): Il bisogno di connettersi con gli altri e di essere influenzati dalle loro opinioni.
Scarcity & Impatience (Scarsità e Impazienza): L'attrazione per ciò che è raro o difficile da ottenere.
Unpredictability & Curiosity (Imprevedibilità e Curiosità): L'interesse per l'inaspettato e l'ignoto.
Loss & Avoidance (Perdita e Evitamento): La motivazione a evitare perdite e a proteggere ciò che si ha.
Se li leggiamo bene ci accorgiamo subito della forte connessione con le dinamiche di un qualsiasi videogame, ma anche quella con molti aspetti che costruiscono e condizionano (o almeno dovrebbero) i contenuti (e il loro impatto). Ciò si traduce nella possibilità di sfruttare il framework nelle nostre strategie di contenuto. Andiamo per ordine.
Epic Meaning & Calling: Raccontare storie che mettono in luce il significato epico e la chiamata dietro il purpose o la vision, ad esempio, del nostro brand o prodotto, ispirando il pubblico a essere parte di qualcosa di più grande di sé. Una prassi ormai diffusa che (washing a parte) permette oggi di dare una dimensione molto più profonda ai nostri messaggi di marca.
Development & Accomplishment: Creare contenuti che incoraggiano il pubblico a crescere, migliorare e raggiungere obiettivi, offrendo loro sfide e opportunità di successo. Qualcosa sempre più presente lato social tra crescita personale e, soprattutto, contenuti utili, capaci cioè di migliorare le competenze di chi ne fruisce. Non dimentichiamoci mai come l’utilità resti la migliore forma di connessione e influenza
Social Influence & Relatedness: Utilizzare testimonianze, recensioni e storie di successo per mostrare come il nostro prodotto o servizio possa migliorare la vita delle persone e connetterle con gli altri. Passi questo dai creator/influencer o dalla social proof degli UGC.
Empowerment of Creativity & Feedback: Lanciare concorsi o challenge che permettano al pubblico di dare voce alla propria creatività, diventando essi stessi parte del processo. Partecipare permette non solo a loro di esprimersi, ma ancor di più di sentirsi parte di qualcosa di più grande e condiviso, un gruppo di persone accomunate da un interesse che può diventare poi una vera e propria community.
Scarcity & Impatience: Creare offerte speciali o edizioni limitate dei nostri prodotti o servizi per incentivare l'acquisto e stimolare l'interesse. Esclusività che qui fa rima con un altro importante driver: la personalizzazione. Idem, in parte, per i contenuti. Qui si fa leva sulla FOMO e sulla “paura” degli utenti di perdersi qualcosa. Formati come Stories e live, che sono legate ad un timing specifico, risultano particolarmente funzionali.
Unpredictability & Curiosity: Utilizzare tecniche di storytelling che creino suspense e curiosità, mantenendo il pubblico in attesa di scoprire cosa succederà dopo. Un lavoro di teasing utile a creare un flusso di contenuti capace di creare un climax e mantenere attivo (e connesso) l’utente. Qui ci viene in contro la “fluidità” dei canali social odierni, permettendoci di sfruttare appieno i diversi formati i sinergia.
L'Octalysis Framework rappresenta un prezioso strumento per progettare strategie di comunicazione efficaci, coinvolgenti e, soprattutto, motivate. In un mondo in cui l'attenzione è la nuova valuta, la capacità di coinvolgere è e sarà sempre più fondamentale per il successo delle nostre attivazioni.
Campagne da urlo
Core Values - Louis Vuitton
My 2 Cents
Leggevo ieri la newsletter del bravo Matteo Lusiani su “All Eyes On Rafa” e non posso che essere d’accordo su come si stia perdendo il focus sul tema della realtà o, meglio, della veridicità, soprattutto in tema AI.
Certo, i contenuti creati dalla AI generativa non sono reali, ma quanti di quelli a cui siamo sottoposti da anni lo sono? È poi più vero un post social realizzato modificando una shutter? Le stesse foto storiche citate da Matteo non erano “reali” o, almeno, non era una realtà spontanea, ma “costruita”.
Qui sorge spontaneo: ma cosa significa vero e reale?
Il tema è e sarà sempre di più sulla verità nei messaggi alla base del contenuto stesso. L’immagine dall’alto di Rafah non è affatto reale, ma il messaggio di fondo sì… ed è proprio per questo che è altamente condivisibile.
Insight del Mese
Top 5 generational faves and fastest growing social - Fonte Globalwebindex
Se non ci conosciamo, io sono Matteo Pogliani, sono un esperto di comunicazione e new media, autore, keynote speaker e docente in realtà come NABA e 24 Ore Business School.
Sono Partner e Head of Digital di Openbox, CEO di 40Degrees e uno dei più noti esperti nazionali nell’ambito dell’influencer marketing.
Ho scritto i primi volumi italiani sul tema: “Influencer marketing: valorizza le relazioni e dai voce al tuo brand” e “Professione Influencer” editi da Dario Flaccovio Editore.
Sono inoltre founder dell’ONIM, l’Osservatorio Nazionale Influencer Marketing e dal 2021 nel board dell’academy di OBE, l’Osservatorio sul Branded Entertainment e tra i responsabili dell’Influencer Marketing Committee.
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