Layer dopo layer
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Oggi parliamo di contenuti e di layer.
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Viviamo contenuti stratificati
Intrattenimento. Format. Contenuto. Alcune parole sono un significante profondo del nostro vivere il digitale, di come lo approcciamo sia a livello lavorativo che, soprattutto, personale.
Che ci piaccia o meno torniamo sempre lì, al ruolo del contenuto e alla sua capacità di “darci qualcosa”, facendoci rimanere connessi. Una cosa più facile a dirsi che a farsi e che spesso a schemi meno fissi di quanto ci piacerebbe. Non esistono formule magiche o canvas miracolosi. Comprendere come strutturare un contenuto che “funzioni” è spesso quasi impossibile.
Il problema è che spesso sbagliamo la domanda. Quella corretta non dovrebbe riguardare "la performance “ (o almeno non solo), ma la rilevanza.
E se ci facessimo quella domanda la risposta starebbe nell'evoluzione stessa del concetto di contenuto, che oggi come non mai si presenta come un intricato strato di significato.
Il contenuto digitale oggi è simile ad un'opera d'arte in continua evoluzione, composta da strati su strati di concetti, tendenze e informazioni. Questi strati non solo si sovrappongono, ma si intrecciano, creando una trama intricata, un’interconessione capace di creare il giusto humus per catturare l'attenzione e stimola la partecipazione degli utenti.
Layer su layer appunto. Sono molti quelli che utilizziamo (o siamo costretti): i trend, i creator, il brief del cliente, gli interessi degli utenti. Strati che dobbiamo sapientemente aggiungere e che, ad ogni passaggio, danno forma differente al nostro contenuto.
“Livelli” con posizioni (e profondità) diverse, elemento, anch’esso, che incide molto sulla progettazione e sul risultato finale. I trend, ad esempio, fungono da strati primari, conferendo rilevanza immediata e creando un terreno fertile per l'interesse degli utenti. Layer superficiali che sono solo la punta dell'iceberg. Al di sotto di essi, si trovano strati più profondi di contenuti evergreen, concetti eterni che mantengono la loro rilevanza nel tempo, elementi del DNA di brand o, ancora, quelli valoriali.
Ogni strato di significato contribuisce alla complessità e alla profondità del contenuto complessivo. La complessità sta per questo nel creare e gestire questi strati sapientemente bilanciando l'appeal immediato dei livelli più alti con la durata nel tempo di quelli più profondi.
Inoltre, la personalizzazione ha reso i contenuti digitali ancora più stratificati. Grazie alla vasta quantità di dati a disposizione, possiamo creare esperienze personalizzate che si adattano alle esigenze e alle preferenze specifiche di ogni utente. Questo livello aggiuntivo di stratificazione permette di creare contenuti altamente rilevanti e coinvolgenti, che si distinguono nel mare magnum di informazioni disponibili online.
Ma come possiamo gestire questa complessità e creare contenuti digitali veramente efficaci? La chiave è adottare un approccio strategico e multilivello. Piuttosto che concentrarsi esclusivamente sui layer più alti, con forte richiamo e risonanza, ma spesso debole impatto, è fondamentale riconsiderare l'intera gamma di strati di disponibili e lavorare per integrarli in modo armonioso.
Questo significa fare ricerca approfondita, comprendere il proprio pubblico di riferimento e sviluppare contenuti che risuonino con le loro esigenze e interessi. Significa anche essere flessibili e reattivi, in grado di adattarsi rapidamente ai cambiamenti di scenario senza perdere di vista i concetti fondamentali che guidano il proprio marchio.
Una questione anche e soprattutto di equilibrio, tra are il giusto peso ad ogni livello che aggiungiamo, ma anche e soprattutto nel capire quando questi layer sono troppi, rischiano di passare troppi elementi insieme, e portando il contenuto ad essere poco comprensibile, coinvolgente, emozionante. Viviamo infatti nella volontà di add-on continui, convinti che aggiungere sia un differenziante/valorizzante, senza invece capire che, molto spesso, è meglio lavorare in sottrazione, dando spazio a quei livelli che sono davvero utili e coerenti e che insieme permettono di creare un reale valore aggiunto.
Saper gestire questa complessità è la sfida dei content creator moderni, ma è anche ciò che li distingue e li rende in grado di creare esperienze digitali veramente coinvolgenti e memorabili.
Campagne e progetti da urlo
Midnight - Apple
Insight del mese
Quali sono i fattori che incidono sugli acquisti realizzati grazie agli endorsement di influencer e creator? Fonte Globalwebindex
Interessante notare come all credibilità dell’influencer si aggiungano elementi di prodotto/brand, sancendo quanto il mix dei fattori sia determinante.
Se non ci conosciamo, io sono Matteo Pogliani, sono un esperto di comunicazione e new media, autore, keynote speaker e docente in realtà come NABA e 24 Ore Business School.
Sono Partner e Head of Digital di Openbox, CEO di 40Degrees e uno dei più noti esperti nazionali nell’ambito dell’influencer marketing.
Ho scritto i primi volumi italiani sul tema: “Influencer marketing: valorizza le relazioni e dai voce al tuo brand” e “Professione Influencer” editi da Dario Flaccovio Editore.
Sono inoltre founder dell’ONIM, l’Osservatorio Nazionale Influencer Marketing e dal 2021 nel board dell’academy di OBE, l’Osservatorio sul Branded Entertainment e tra i responsabili dell’Influencer Marketing Committee.
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