Tra influencer e creator... utilità e intrattenimento
Influencer e creator: due termini sempre più centrali nelle attività di comunicazione e marketing dei brand. Termini che, negli anni, hanno visto aumentare il loro utilizzo ma, soprattutto, la comprensione del loro reale significato/valore da parte di aziende e professionisti e, in parte, da parte degli stessi utenti.
Una crescita continua anche quella registrata nel 2021 e nel primo trimestre 2022, che non si limita semplicemente ai numeri, ma porta con sé una crescita e un’evoluzione più profonda. Secondo una recente analisi di UPA, l’influencer marketing in Italia vale circa 272 Mln di Euro annui, cifra che va oltre il Miliardo se aggiungiamo i progetti di branded entertainment e la filiera della creator economy (corsi, merchandising, revenue dei canali, etc.).
Attivazioni sempre più strategiche e sviluppate secondo il concetto di continuità, a differenza del recente passato, che vedeva privilegiate progettualità più brevi, spesso one shot. Secondo l’ultimo report Brand & Marketer dell’Osservatorio Nazionale Influencer Marketing (con 500 professionisti di settore coinvolti), il 37,3% degli intervistati dichiara di aver realizzato nei 12 mesi oltre 10 progetti con creator e influencer.
Per far questo, ovvero per rendere strategico l’Influencer Marketing, serve maggior creatività, maggior conoscenza di formati e trend social (adv compresa) e la consapevolezza di non accontentarsi più dell’utilizzo degli influencer come soli earned media, ma come base concreta per attività più complesse (e trasversali) come i branded content (utilizzati dal 54,2% degli intervistati).
Se da una parte la sfida principale per gli influencer è tornata a essere l’autenticità, dall’altra è stata la rincorsa alla creatività, alla capacità, cioè, di dar vita a contenuti originali e idonei a coinvolgere gli utenti e spingerli a interagire. Un processo che ha ridato nuovo valore al termine creator, sottolineandone la fondamentale capacità di creare contenuti, segnando il passaggio da influencer a creator.
Un’evoluzione che, ami avviso, tocca in modo netto alcuni punti di riflessione:
Autenticità e creatività sono e saranno i principali driver d’ingaggio dei contenuti;
Il contenuto che torna ad essere lo strumento principale che “influenza”;
Dai due punti precedenti deriva la crescente rilevanza dei branded content. È impossibile pensare alle attività con creator e influencer solo in ottica earned;
Sempre di più bisogna trovare approcci adeguati a misurare la qualità e l’impatto dei contenuti, am ancor di più l’intrattenimento;
Non solo piattaforme di streaming nella “battle” per il nostro intrattenimento o, meglio, tempo.
Leggi i miei articoli completi su Engage:
Il nuovo ruolo di Influencer e Creator nei branded content
Branded content sempre più al centro. Ma come misurarne l’efficacia?
Campagne e progetti da urlo
Zalando - Street It all
Influencer e creator: due termini sempre più centrali nelle attività di comunicazione e marketing dei brand. Termini che, negli anni, hanno visto aumentare il loro utilizzo ma, soprattutto, la comprensione del loro reale significato/valore da parte di aziende e professionisti e, in parte, da parte degli stessi utenti.
Una crescita continua anche quella registrata nel 2021 e nel primo trimestre 2022, che non si limita semplicemente ai numeri, ma porta con sé una crescita e un’evoluzione più profonda. Secondo una recente analisi di UPA, l’influencer marketing in Italia vale circa 272 Mln di Euro annui, cifra che va oltre il Miliardo se aggiungiamo i progetti di branded entertainment e la filiera della creator economy (corsi, merchandising, revenue dei canali, etc.).
Attivazioni sempre più strategiche e sviluppate secondo il concetto di continuità, a differenza del recente passato, che vedeva privilegiate progettualità più brevi, spesso one shot. Secondo l’ultimo report Brand & Marketer dell’Osservatorio Nazionale Influencer Marketing (con 500 professionisti di settore coinvolti), il 37,3% degli intervistati dichiara di aver realizzato nei 12 mesi oltre 10 progetti con creator e influencer.
Per far questo, ovvero per rendere strategico l’Influencer Marketing, serve maggior creatività, maggior conoscenza di formati e trend social (adv compresa) e la consapevolezza di non accontentarsi più dell’utilizzo degli influencer come soli earned media, ma come base concreta per attività più complesse (e trasversali) come i branded content (utilizzati dal 54,2% degli intervistati).
Se da una parte la sfida principale per gli influencer è tornata a essere l’autenticità, dall’altra è stata la rincorsa alla creatività, alla capacità, cioè, di dar vita a contenuti originali e idonei a coinvolgere gli utenti e spingerli a interagire. Un processo che ha ridato nuovo valore al termine creator, sottolineandone la fondamentale capacità di creare contenuti, segnando il passaggio da influencer a creator.
Un’evoluzione che, ami avviso, tocca in modo netto alcuni punti di riflessione:
Autenticità e creatività sono e saranno i principali driver d’ingaggio dei contenuti;
Il contenuto che torna ad essere lo strumento principale che “influenza”;
Dai due punti precedenti deriva la crescente rilevanza dei branded content. È impossibile pensare alle attività con creator e influencer solo in ottica earned;
Sempre di più bisogna trovare approcci adeguati a misurare la qualità e l’impatto dei contenuti, am ancor di più l’intrattenimento;
Non solo piattaforme di streaming nella “battle” per il nostro intrattenimento o, meglio, tempo.
Leggi gli articoli completi su Engage:
Il nuovo ruolo di Influencer e Creator nei branded content
Branded content sempre più al centro. Ma come misurarne l’efficacia?
Campagne e progetti da urlo
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My 2 Cents
Leggevo giusto due giorni fa un articolo molto interessante di Gianluca Diegoli sul tema programmatic e sul tema della guida data dal risultato, sacrificando però un punto non banale, il dove si sia facendo pubblicità.
Questo mi dà un perfetto assist per ricordare un, a mio avviso, due pillar dell’attività di comunicazione: l’attenzione al contesto e, l’importanza di contestualizzare il dato.
Sul primo punto c’è poco da dire se non che ogni messaggio cambia sfaccettatura, appeal, impatto in base a dove lo mettiamo e lo facciamo vivere. Alcune delle campagne anni ‘80 di maggior successo oggi sarebbero considerate inadeguate per questione di inclusione o sostenibilità, giusto per fare un esempio. Questione sempre e solo di contesto.
Sul dato invece penso che sia una benedizione la crescente attenzione per gli insight, ma ci vuole l’onestà e l’intelligenza di ricordare che, proprio come per il messaggio, un dato se non inserito nel giusto contesto più che una guida può diventare un “falso positivo”.
L’insight della settimana
Il confronto di reach tra post e Stories Instgarm dall’ultimo report di Rival IQ
Matteo consiglia
Se vi interessano il marketing e la comunicazione sui social (ma non solo) non potete perdervi la newsletter di Stefano Maggi di We Are Social.
Se non ci conosciamo, io sono Matteo Pogliani, sono un esperto di comunicazione e new media, autore, keynote speaker e docente in realtà come NABA e 24 Ore Business School.
Sono Partner e Head of Digital di Openbox e uno dei più noti esperti nazionali nell’ambito dell’influencer marketing.
Ho scritto i primi volumi italiani sul tema: “Influencer marketing: valorizza le relazioni e dai voce al tuo brand” e “Professione Influencer” editi da Dario Flaccovio Editore.
Sono inoltre founder dell’ONIM, l’Osservatorio Nazionale Influencer Marketing, con la mission di fare cultura e dare insight concreti sull’influencer marketing nel mercato italiano.
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